Dopo un inverno 2021-2022 sostanzialmente anonimo con precipitazioni ridotte al lumicino, a causa di un vortice polare profondo e caratterizzato da veloci correnti occidentali che relegavano le precipitazioni alle alte latitudini, i primi 3 mesi del 2022 iniziano con la stessa solfa, aggravando il decifit pluviometrico che in molte aree del nord perdurava dalla Primavera precedente. Il freddo si sfoga finalmente verso sud abbastanza in ritardo con la stagione, quando un lobo del vortice polare irrompe nel Mar Mediterraneo con uno spettacolare calo di geopotenziale iniettando aria fredda per la stagione che, dato il soleggiamento ormai avanzato, produrrà fenomeni convettivi assai violenti e inediti per il periodo, con forti temporali tra cui 1 supercella in Piemonte e 1 in Veneto, grandinate, un tornado a Sabbionetta (MN), nonchè nevicate a bassissima quota lungo tutto le Alpi e le Prealpi, anche abbondanti in quota sulla Valle d’Aosta e l’Alto Piemonte, il cuneese con accumuli localmente vicini ai 50 cm al di sotto dei 2000 metri.
L’ingresso del minimo di bassa pressione sulla costa azzurra provoca lo spostamento di un ramo del getto polare in ingresso da SSW sul Piemonte, divergente in quota sulla Pianura Padana il quale va di pari passo ad un’avvenzione di vorticità positiva e ad un’aumento dello SREH nei primi 3 km creando un ambiente favorevole per le supercelle. L’orografia del territorio costringe i venti di scirocco richiamati dall’Adriatico alle quote basse a piegare da NE scontrandosi con l’arco alpino occidentale e questo incrementa lo shear direzionale, formando un angolo di 180° con il vento in quota provieniente da SSW.
LE PRIME FORTI GRANDINATE NEL POMERIGGIO DELL’1 APRILE IN PIEMONTE
Rovesci e temporali sparsi si hanno già dalla serata del 31 sulla pedemontana torinese e la valle d’Aosta in seno al flusso umido da SSO davanti alla discesa fredda, mentre al mattino piogge diffuse interessano il basso Piemonte con accumuli fino a 15-20 mm sulle Langhe(21 mm caduti a Santo Stefano Belbo e a Costigliole d’Asti) ma è nel pomeriggio dell’ 1 Aprile che i contrasti divengono massimi:
l’aria fredda artica si getta nel Mare Mediterraneo dalla porta del Rodano ed entra in pianura padana ruotando in senso antiorario al minimo di bassa pressione. Il modello icon prevede raffiche di vento da nordovest fino a 110 km/h al largo delle coste di Marsiglia e della valle del Carcassonne, come poi confermato dalle simulazioni francesi.
Sulle coste della Toscana il libeccio spinge con una raffica a 49.9 km/h a Forte dei Marmi registrata dalla stazione di linea meteo e di 69.2 km/h di libeccio il giorno seguente, ma in Appennino il vento raggiunge ben altre intensità con una raffica di 116.6 km/h da sud rilevata a Tanadorso, frazione di Ronco Scrivia (GE) a 770 mt; segue una raffica di 99.7 km/h al Monte Pennello (995 mt), 88.2 km a Dego(SV), 78.8 km/h a Bosio(AL), 77.4 km/h al Passo del Turchino (GE) e 72.7 km/h a Ponzone (AL)
Lungo la convergenza tra queste 2 masse d’aria si sviluppa una linea temporalesca, in movimento verso nord che interessa l’intera pianura padana da ovest verso est per un’estensione di oltre 400 km, sul suo bordo sudoccidentale si genera un meso ciclone, ovvero una rotazione a scala chilometrica con un all`interno un micro fronte freddo e un micro fronte caldo: si tratta di una supercella, un temporale rotante a piena regola.
La Supercella di Bra
verso le 13:05 un temporale si forma nei pressi di Mondovì, lungo la convergenza che avanza da sud e si alimenta nel suo movimento verso nordovest.
Giunto nei pressi di Bra il core del nucleo si espande e interessa per quasi un’ora la zona di Cherasco, i fenomeni assumono carattere grandinigeno con accumuli localmente fino a 3-4cm di spessore al suolo.
A Bra la temperatura scende da 15.1°C delle 11 ai 9.5°C delle 12, perdendo ben 5.6°C/h, per poi risalire nuovamente a 15.1°C con sole dopo il temporale alle 14:00.
- Confragricoltura segnala diversi danni ai frutteti e all’uva, specialmente nel cuneese dove le reti antigrandine vengono abbattute dal peso dei chicchi di grandine.
Nello stazionare il temporale rallenta il suo movimento e devia nettamente a destra rispetto alle correnti a media quota (che soffiano da scirocco): é la fase di trasformazione in supercella, ovvero un vero e proprio temporale rotante dotato di mesosiclone con correnti ascensionali rotanti, il quale ora si muove da sud verso nord.
Il vento a Bra causa la distruzione di un tetto di un capannone
Dopo un primo indebolimento, la tempesta acquisisce nuovamente forza le 15 nella zona di Poirino, circa 20 km a se di Torino, tradita da un eco violetto al radar (intensità di precipitazione stimata in 150 mm/h), qui si ha la massima intensità del temporale a livello precipitativo.
Il tipo di crescita prevalente dei chicchi di grandine è quello secco, ciò è molto semplice da spiegare, poiché il tipo di aria che giunge in alta quota, attorno ai 4000-8000 metri, dove si potrebbe essere formata la stessa grandine, è di tipo artica marittima e piuttosto fredda e secca, con poca disponibilità di gocce sopraffuse. Le goccioline d’acqua sopraffusa(ovvero a temperatura < 0°C )congelano istantaneamente sul chicco intrappolando degli spazi d’aria che conferiscono il colore bianco riscontrato in quasi tutte le cadute di grandine .
L’energia a disposizione non è elevatissima, perciò i chicchi non sono di eccessive dimensioni e non presentano molte protuberanze, che sarebbero indice di forti correnti ascensionali .
Interessante notare, però che in concomitanza del passaggio a supercella, si ha una deviazione dello spostamento del temporale proprio ad avvicinarsi alla direzione del flusso d’alta quota (che è da SSO a NNE ,vedasi la direzione delle incudini ,ovvero le strisce verdi che si allungano dai nuclei nell’animazione sopra) mentre i temporali si muovevano prima, in direzione quasi ortogonale al flusso delle correnti in quota ,a causa dell’influsso del minimo di bassa pressione in formazione più a sudovest ,il quale “governava” le quote medio basse
Quindi oltre alla rotazione, come causa della deviazione, potrebbe esserci anche un innalzamento di quota del top del temporale che sarebbe quindi maggiormente coinvolto dalle stesse correnti.
Una prova indiretta potrebbe essere proprio la maggiore dimensione dei chicchi a Pralormo che è indice di un forte updraft, in grado di aver raggiunto quote maggiori, grazie all’incremento di energia dovuto proprio al passaggio a supercella nella precedente mezz’ora.
Mentre colpiva Poirino, più a est nell’astigiano, il temporale mostra nuovi abbassamenti e infine forma una splendida nube a mensola (possibile occlusione con genesi a partire dalle correnti di RFD)
Il temporale infine si allontana verso il torinese e l’aria secca in entrata da sud prevale con un cielo azzurro .
Non è finita qui, però :neanche per sogno ! perché appena a nord di Asti nasce un secondo forte nucleo che colpirà l’ovest casalese e il sud vercellese con altre copiose grandinate.
Dati significativi dell’evento:
Pioggia: Fra gli accumuli si rilevano 20.1 mm a Ponzano Monferrato (AL, rete Dati Meteo Asti), 16.4 mm a Crea (AL), 15.6 mm a Piani di Carrega (AL), 11.8 mm a Capanne di Cosola (AL), 9.4 mm a Montiglio Monferrato (AT, rete Dati Meteo Asti), 7.8 mm a Bra (CN), 7.6 mm a Settime (AT, rete Dati Meteo Asti).
Vento: le raffiche di maggiori intensità si rilevano sulla collina torinese, dove la stazione di Pecetto Torinese(TO) rileva 77.0 km/h di vento a fronte di soli 2 mm di pioggia, segue Fossano(CN) con 69.0 km/h sul percorso del temporale, Castiglione Tinella con 52.9 km/h.
TEMPORALI E TORNADO IN BASSO VENETO NEL POMERIGGIO DELL’1 APRILE
Nella giornata del 31 Marzo le precipitazioni moderate che colpiscono il Piemonte, legate al fronte caldo coinvolgono anche l’Emilia Romagna, in particolare bolognese e parmense vengono colpiti tra le 4:00 e le 7:00 con precipitazioni moderate e poi una seconda ‘trance coinvolge il bolognese tra le 10:00 ed le 12:00; infine in serata e durante la notte le precipitazioni si concentrano in Romagna nelle zone collinari e montane dove ci saranno i maggiori accumuli pluviometrici.
Per avere meglio idea della distribuzione delle precipitazioni nel territorio Arpae abbiamo scelto di postare questa mappa:
I bacini più colpiti sono quelli del Reno a ovest e del Ronco a est, che comprendono le 2 porzioni arancioni con accumulo oltre 70 mm, è evidente lo stau appenninico del libeccio con i massimi di precipitazione concentrati sul versante toscano a SO perpendicolarmente alla catena montuosa e le precipitazioni che decrescono progressivamente verso la pianura padano veneta dove le precipitazioni sono comprese tra 15 e 30 mm
le 2 il 1 Aprile a quanto stava accadendo in Piemonte, più a est sull’Emilia Romagna la situazione andava a instabilizzarsi con le precipitazioni stratiformi residue, in Appennino trasportate dal vento da SO, nevose già dai 900-1400 metri, é però nel pomeriggio che grazie a delle temporanee schiarite, si sviluppano i primi forti temporali dell’anno.
I temporali si organizzano in pedemontana emiliana e poi si uniscono in una linea più a nordest, interessando il ferrarese, il mantovano, il modenese e poi il rodigino e il veneziano.
Lungo una convergenza tra il libeccio lo scirocco e i venti da nordest si generano alcuni tentativi di tornado misociclonici di cui uno sembra sia andato a buon fine e una superfella con un tunnel mesociclonico.
una dry line appenninica avanza verso nordest con notevole differenza di umidità proprio in Romagna.
Il mesociclone in tutta la sua imponenza a Mestre, VE [ foto di Vincenzo Baldon, Tornado in Italia]
Il sistema si muove verso destra e si allontana dall’osservatore, notiamo il classico scalino che forma la nube a muro con condensazione a livello più basso che altrove, i venti di RFD traditi dalla presenza di una zona senza nubi che sembra scavata nel temporale (la clear slot) stringono la rotazione del temporale, il quale prova a formare un tornado con una nube imbuto in basso al centro . Come una pattinatrice ruota più velocemente su se stessa quando si chiude la stessa cosa fa la nube a muro.
Più indietro a sinistra abbiamo la zona delle normali precipitazioni temporalesche il forwand flank downdraft con bande di pioggia e di grandine.
IL CALO DELLA QUOTA NEVE TRA PIEMONTE E VALLE D’AOSTA NEL POMERIGGIO SERA DELL’1 E LE NEVICATE DEL GIORNO SEGUENTE IN VALLE D’AOSTA
Premessa: si è scelto di considerare a livello fotografico le 2 zone più colpite dell’evento per la maggior quantità di informazioni disponibili
I temporali che colpiscono la pianura tendono rapidamente a spostarsi sulle Alpi a causa della spinta delle correnti da sud est innescate dal vortice ciclonico sul mar Ligure, interessandole con effetto stau, ovvero sollevamento forzato che aumenta le precipitazioni, poichè aumenta l’apporto di umidità che risale dai pendii ad alimentare le nubi stesse: un surplus che causerà un aumento delle precipitazioni di tipo solido.
partendo da sud sono poco interessate Prato Nevoso e Artesina, mentre circa 40 cm di neve fresca (per un apporto in pioggia stimato di circa 40 mm) cadono ad Argentera, Vernante e Pontechianale oltre i 1500-1600 metri.
In particolare in Valle Varaita, Maira e Po le precipitazioni persistono più che altrove e ciò è dimostrato dalla quantità di neve caduta a bassa quota, all’ interno della stessa valle poi i picchi maggiori sono sul settore mediano di Sampeyre ad alta quota (46 cm al Pian delle Baracche con estremi -9.6/-5.2°C) , mentre le precipitazioni sono minori a quote ancora più elevate al confine francese (31 cm al Colle dell’Agnello con estremi -13.9/-10.7°C). La neve perciò è di tipo farinoso e la differenza è dovuta solo al quantitativo di acqua equivalente caduta, che è maggiore in media valle perchè le nuvole scaricano le precipitazioni sui primi contrafforti montuosi
Alcuni quantitativi di neve fresca caduta nel cuneeese (dati Arpa) tra il 2 e il 3 Aprile.
- Colle della Lombarda 2305 mt: 51 cm
- Castelmagno 1755 mt: 47 cm, Valle Maira.
- Sampeyre Pian delle Baracche 2135 mt: 46 cm.
- Elva 1770 mt: 42 cm.
- Acceglio 1610 mt: 41 cm, Valle Maira.
- Argentera 1655 mt: 40 cm, Valle Stura.
- Colle dell’Agnello, 2748 mt: 31 cm.
- Pontechianale, frazione Castello 1585 m : 29 cm (11cm il 2 e 18 cm il 3), nivometro manuale.
- Crissolo Borgata Serre 1380 mt: 29 cm (di cui 13 cm il 2 e 16 cm il 3) in Valle Po.
- Sampeyre capoluogo 980m: 15 cm, nivometro manuale.
Più a sud e est gli accumuli diminuiscono ( 12 cm alla Diga Chiotas di Entracque e 7 cm al rifugio Mondovì nel cebano)
Altre zone molto coinvolte sono la Val d’Aosta orientale e la Val Sesia, anch’esse molto esposte ai flussi umidi da sud, sud-est, dove cadono circa 50 cm di neve in quota e la quota neve scende fin verso i 1300-1400 metri nella notte del 2 Aprile, ecco alcune foto:
Le nevicate a bassa quota al Sud Italia nel 3/04/2022
Lo spostamento del minimo di bassa pressione a oriente travasa il freddo molto a sud portando rovesci e temporali che risultano nevosi a bassa quota.
Sono segnalati fiocchi addirittura alle porte di Roma sotto temporale con 8/10°C, le temperature a 500 hPa sono di -31/-33°C:
In conclusione l’irruzione fredda del 1 Aprile 2022 è stata notevole ma non di certo eccezionale, perchè nel passato si hanno eventi ben superiori come quello del 17 Aprile 1991 in cui nevicò in gran parte della Pianura occidentale in pinura e quello simile del 1979.
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